Territorio dell’Aspromonte e Area Grecanica
Foto copertina di Antonio Aricò
DESCRIZIONE
L’Aspromonte è un massiccio montuoso, indicato dagli esperti come la parte finale delle “Alpi meridionali o calabresi”, che chiude la dorsale appeninica. Presenta una morfologia particolarmente frastagliata, caratterizzata da lunghe dorsali, con la cima più alta del Montalto che sfiora i 2000 metri, separate dalle profonde valli delle fiumare che solcano le pendici fino al mare. In questa singolare morfologia si estendono caratteristici pianalti quali veri e propri terrazzi marini originatisi per emersione. Il versante jonico è piuttosto argilloso mentre quello tirrenico è costituito da rocce cristalline. Queste particolarissime formazioni geologiche rendono il massiccio un luogo particolarmente interessante da visitare. I diversi torrenti e fiumare danno origine a vie d’acqua creando scenari veramente unici; fra tutti merita ben più di una citazione la fiumara dell’Amendolea, il cui nome pare derivi dalla presenza lungo il suo corso di piante di mandorli, chiamate amigdalia in greco e mmenduli nei dialetti locali. In quest’area ricade il Parco Nazionale istituito nel 1989 per la tutela e la salvaguardia del Massiccio. Il parco si estende per una superficie di 65.647 ettari e comprende 37 comuni della provincia di Reggio Calabria. Rispetto alle altre alture ed altipiani calabresi, presenta una natura ancora più incontaminata e selvaggia, con una particolare biodiversità dovuta alle differenze climatiche che si creano all’interno della zona. Proprio per la sua singolarità, nell’ambito dell’area parco è stato istituito l’Osservatorio della Biodiversità che spesso si fa promotore di iniziative dirette alla valorizzazione ed alla conoscenza delle diverse specie di flora e fauna autoctone.
L’area Grecanica geograficamente è la porzione meridionale jonica del massiccio dell’Aspromonte che degrada verso il mare con le sue dorsali solcate da vallate di diverse dimensioni scolpite nel tempo dalla forza dell’acqua la cui principale è appunto la vallata dell’Amendolea. Il termine grecanico deriva dalla presenza di una minoranza linguistica ellenofona, ormai fortemente rimaneggiata, che risiede principalmente nei centri abitati di Bova, Condofuri e la sua frazione di Gallicianò, Roghudi, Roccaforte del Greco, borghi situati nell’entroterra a non meno di 10-15 km dalla costa; generalmente si comprende in tale area anche i comuni di S. Lorenzo, Bagaladi, Palizzi e la fascia costiera da Melito Porto Salvo fino a Brancaleone. Il Greco e le sue varianti dialettali locali nella provincia di Reggio è stata la lingua parlata fino al XVIº secolo quando fu progressivamente sostituito con il dialetto romanzo anche se con notevoli influenze greche nella grammatica e nei vocaboli. Molte zone interne della parte jonica meridionale continuarono ad usarla fino alla fine del XIX secolo. L’origine della lingua è ancora controversa: secondo alcuni il grecanico deriverebbe dal greco bizantino, mentre l’ipotesi odierna più accreditata è che sia una derivazione della lingua parlata all’epoca delle colonie della Magna Grecia, considerando i molti vocaboli grecanici sconosciuti o scomparsi nel greco odierno ed alcuni termini propri del greco dorico. Dopo l’approvazione della legge nazionale sulle minoranze linguistiche, quella ellenofona è riconosciuta come una delle dodici minoranze linguistiche d’Italia; a Bova Marina è stato fondato l’Istituto Regionale Superiore degli Studi Elleno-Calabri, oggi trasformatosi in Fondazione, che curerebbe la tutela del patrimonio linguistico mentre l’amministrazione provinciale ha istituito a Bova lo “Sportello linguistico per la valorizzazione della lingua greca di Calabria”. L’amministrazione regionale ha promosso l’introduzione nelle scuole dell’area del grecanico ma è enorme la difficoltà di reperimento di insegnanti ed il bilinguismo che si sarebbe voluto diffondere nei fatti si è limitato alla toponomastica dei centri abitati di Bova, Bova Marina e della frazione Gallicianò di Condofuri.
DA VISITARE:
Una delle mete più interessanti è la Valle dell’Amendolea con le caratteristiche cascate (conosciute anche come Cascate del Maesano), tre salti che terminano in altrettante pozze scavate dall’incessante lavorio dell’acqua nella roccia. L’Amendolea è il corso d’acqua più importante della provincia di Reggio Calabria; sul suo principale affluente, il torrente Menta, è stata realizzata l’omonima diga, un colossale complesso di invasi, strade di servizio e gallerie di adduzione. A guardia della Fiumara Amendolea, è possibile raggiungere l’imponente castello dei Ruffo di Calabria (antica e potente famiglia nobiliare, vicina alla figura dell’Imperatore di Costantinopoli) situato nell’antica via pubblica, che collegava Amendolea a Bova, ricca di ruderi di chiesette d’ispirazione bizantina (alcune con affreschi ancora leggibili) e dove insisteva l’intero borgo, abbandonato dopo l’alluvione del 1951.
Attorno alla media valle della Fiumara Amendolea vi è l’ultimo rifugio dei “calabrogreci”. Nei vecchi abitati di Condofuri, Roghudi, Gallicianò, Roccaforte del Greco e Africo è ancora possibile rinvenire la presenza dell’antica comunità grecanica, minoranza etnica ellenofona che abitava questi luoghi. Il paesino di Gallicianò, con poco più di 200 abitanti, è l’unico borgo con una maggioranza ellenofona che resiste all’abbandono e che ha mantenuto intatte le tradizioni culturali, artigianali, musicali dei Greci di Calabria. Caratteristica è la piccola chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas (Madonna dei Greci) testimonianza di un rinnovato clima ecumenico e di un ritorno degli ortodossi in siti d’antichissimo culto greco.
Caratteristica è la “via dei pellegrini” che porta al Santuario di Polsi, isolato luogo di culto incassato nell’alta valle della fiumara Bonamico ad oltre 800 m. di quota ai piedi del versante nord-orientale del Montalto, meta di pellegrinaggio da giugno a novembre. Qui è possibile rivivere i riti primordiali del pranzo con l’uccisione di centinaia di capre, il cui sangue tinge di rosso le acque, l’accensione di enormi fuochi per arrostirne le carni e con, in sottofondo, danze sfrenate al ritmo di tamburelli e organetti. L’itinerario prevede anche la visita alla casa natale di Corrado Alvaro, a lato della Chiesa Madre di San Luca, inserita anche nel percorso del “Parco Letterario” intitolato allo scrittore.
Raggiungendo il letto della fiumara Bonamico si arriva al Lago Costantino, un lago di sbarramento formatosi a seguito di una enorme frana del gennaio 1973 in un tratto mediano della zona tra Polsi e San Luca, il cui nome trae origine dal luogo in cui erano presenti i ruderi del monastero Basiliano, del X secolo, di San Costantino. Sebbene notevolmente ridotta la sua capacità di invaso, il lago rappresenta, ancor oggi, una delle più importanti attrattive dell’Aspromonte.
Un altro interessante percorso è il “sentiero degli eremiti” che culmina con Pietra Cappa, regina dell’Aspromonte, che sovrasta la Vallata delle Grandi Pietre; suggestivo luogo (indicato nei documenti medievali come pietra vuota e scavata, Pietra Cauca) ricco di numerose grotte ed anfratti che attirarono, nei secoli, numerosi eremiti basiliani lasciando una civiltà di minuscole chiese costruite con materiali poveri e di giacigli degli asceti scavati nella roccia.
Fra i borghi si annovera Staiti. Arroccato sul Monte Cerasìa, è un punto panoramico tra il Mar Jonio e l’Aspromonte in cui si domina la parte centrale del massiccio ricoperto di boschi, dal Montalto fino ai Campi di Bova, e dove si scorgono le punte aguzze delle rocche di Bova e di Pentedattilo. Grazie al Circolo culturale che vi opera, Staiti è inserito dal 1994 nel circuito dell’Ospitalità Diffusa del “Sentiero dell’Inglese”, che collega oltre 10 centri collinari dell’Aspromonte, caratteristico e suggestivo percorso con asini al seguito per il trasporto dei bagagli. Sulla via è possibile visitare i ruderi bizantino-normanni dell’abbazia di S. Maria di Tridetti.
Pentedattilo è, fra i borghi, uno dei più suggestivi della Calabria ed è proprio dalla montagna alla quale è aggrappato che ha ricevuto il nome: il termine bizantino penta-daktylos significa “di cinque dita”. Ed infatti la rupe allunga verso il cielo pinnacoli rocciosi simili a dita di una mano che al tramonto si colorano di rosso o, secondo la fantasia popolare, di sangue. Il paese è ormai abbandonato dagli anni ‘60 – ‘70 ma iniziative di rivitalizzazione, a partire dagli anni ’90 ad opera di diversi soggetti ed in ultimo dell’Agenzia dei Borghi Solidali, hanno fatto sì che alcune casette ospitino botteghe artigiane, piccoli musei, sale espositive, laboratori didattici.
Il borgo di Bova, capitale culturale della Bovesia, è censito nella guida de I Borghi più Belli d´Italia, per il valore ambientale e paesaggistico del territorio, l´armonia architettonica del tessuto urbano e la qualità del patrimonio edilizio pubblico e privato. L’intero territorio custodisce immutate le tracce della sua remota natura di crocevia sul bacino del Mediterraneo; antica sede vescovile di rito greco, fu l’ultima diocesi orientale a cadere nel 1572, anno in cui l’Arcivescovo Cipriota Stauriano impose il rito latino. La minoranza linguistica ellenofona è riconosciuta come una delle dodici minoranze linguistiche d’Italia e l’Amministrazione provinciale ha istituito lo “Sportello linguistico per la valorizzazione della lingua greca di Calabria”. Qui è presente il Museo della Civiltà Contadina, un percorso all’aperto che si snoda nei vicoli dell’antico borgo e che accompagna i visitatori in un percorso storico dell’agricoltura locale e della connessa vita contadina.
Ed ancora l’antico borgo abbandonato di Samo, che spicca maestoso sul letto della Fiumara La Verde, con le chiese di S. Giovanni Battista e di San Sebastiano dove sono ancora visibili affreschi quattrocenteschi.
Fra le manifestazioni estive presenti nell’area grecanica è da non perdere il Paleariza (in grecanico “antica radice”), festival di musica e cultura etnica che dal 1997 costituisce il biglietto da visita turistico di questo territorio. Il festival ha una durata di circa 20 giorni con eventi collaterali culturali e naturalistici con visite guidate e percorsi di trekking; i programmi coniugano spettacoli di artisti internazionali di musica etnica con le tradizioni musicali locali in serate itineranti fra i borghi grecanici in cui oltre alla musica il visitatore può gustare le tipicità culinarie della zona e spettacoli tradizionali come il ballu du camiddhu (ballo dell’asino).
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